Giuria

Giuseppe Furlanis

Laureato in architettura al Politecnico di Milano, è stato presidente del Consiglio Nazionale dell’Alta Formazione Artistica e Musicale (Ministero dell’Università e della Ricerca) e direttore dell’ISIA di Firenze dal 1989 al 2019.
Ha presieduto il Tavolo Nazionale del Design e la Conferenza dei Presidenti e dei Direttori degli ISIA. Nel 1995 è iniziata la sua collaborazione con il Ministero degli Esteri in progetti di cooperazione internazionale orientati alla formazione nel settore del design.Ha coordinato il primo tavolo tecnico sul restauro attivato dalla direzione generale AFAM-MUR e ha fatto parte delle commissioni per lo sviluppo del settore moda promosse dai ministeri MISE e MiBACT.
È stato presidente dell’Accademia Nazionale di Danza e del Comitato Scientifico di Opera Academy Verona.
Ha curato numerosi convegni e mostre nell’ambito del design interessandosi, in particolare, ai temi dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile.

Antonella Andriani

Due lauree magistrali, in disegno industriale al Politecnico di Milano e in design del prodotto ecocompatibile al Politecnico di Torino, e diploma postlaurea ASP – Alta Scuola Politecnica. Strategic designer, è attiva nella definizione di programmi di sviluppo, spaziando dal design di prodotto alla comunicazione visiva e all’exhibition design. Opera in contesti internazionali per potenziare e valorizzare il design italiano. Dal 1989 al 2002 è stata project manager di progetti ICT per lo sviluppo di prodotti e servizi finanziari come dipendente di Rasfin – ora Allianz Group, Fiditalia, JPMorgan, Database Progetti.
Dal 2005 insegna nella Scuola di design del Politecnico di Milano e dal 2009 nelle scuole di design dell’Accademia di Belle Arti di Verona, dove ha istituito il biennio magistrale in italian strategic design.
Vice Presidente ADI dal 2020, è nel consiglio di amministrazione della Fondazione ADI Collezione Compasso d’Oro; dal 2015 è membro dell’osservatorio permanente del design.

L’anima progettuale AFAM si ritrova nel mondo ADI Associazione per il Disegno Industriale attraverso i tanti soci – scuole, professori, studenti e professionisti – che condividono l’aspirazione di costruire insieme un futuro di prosperità attraverso progetti di qualità. Una qualità che oggi deve sapersi confrontare in un contesto internazionale ancora estremamente difficile per effetto delle emergenze ambientali e belliche. Ecco che il design, da sempre votato al progresso responsabile e troppo spesso ancora associato alla sola dimensione estetizzante, può essere un potentissimo strumento di benessere, di pace e di sviluppo.

Ed è proprio il mondo accademico ad avere la responsabilità di orientare la formazione delle nuove generazioni di progettisti perché possano mantenere vivo il fuoco del design italiano e alimentare quell’energia propositiva che ha a cuore la salvaguardia della società e dell’universo secondo una visione multietnica, multiculturale, libera e non più solo antropocentrica.

Marco Bonetto

Nato a Milano nel 1962. Nel 1983 inizia la sua attività nel design nello studio del padre Rodolfo Bonetto, uno dei padri fondatori del design italiano. Nel 1991, dopo la scomparsa di suo padre, continua a condurre la Bonetto Design, realizza la mostra Rodolfo Bonetto, trent’anni di design. Dal 1992 realizza e presiede il premio dedicato agli studenti Targa Rodolfo Bonetto, partecipa a numerose giurie di design tra cui il Gold National Award of Excellence, a Taiwan. Dal 1998 – 2003 è docente al Politecnico di Milano, facoltà di disegno industriale; dal 2001 al 2004 presidente del premio industrial design Smau. Dal 2002 al 2007 è direttore del Master Car Design presso la Scuola ADesign Index, Adi. Dal 2008 al 2011 è direttore del Master Car Design Domus Academy, Milano; dal 2011 director of design center freestanding Candy Group. Dal 2014 al 2015 è direttore tecnico della rivista HA Household Appliances. Nel 2016 fondatore e presidente della Associazione Rodolfo Bonetto Onlus. Dal 2016 al 2019 è professore presso l’Accademia di Belle Arti Brera di Milano. Nel 2016 è autore del libro 2904 Check-In. Dal 2017 al 2019 membro dell’ Executive Board ADI (Associazione per il Disegno Industriale). Dal 2018 membro del comitato scientifico di MDO Montecarlo Award. 2018 membro giuria Premio Compasso d’Oro alla carriera. Nel 2019 fonda la Bonetto Design Academy, nel 2020 scrive il libro Designer di Successo.

La storia del design italiano ci offre una straordinaria produzione progettuale.

I progettisti spesso hanno anticipato i tempi, offrendo visioni futuristiche di design. Per i grandi maestri del design esprimere un pensiero innovativo è un istinto naturale, se poi sono sostenuti da aziende che investono nella ricerca e nella sperimentazione, i risultati sono ancora più stupefacenti.

Le correnti di pensiero storiche del design italiano hanno purtroppo vissuto un blocco negli anni ’90, a causa di una banalizzazione della creatività e di una prepotente accelerazione del consumismo, una sorta di frenesia che ha drasticamente accorciato la vita dei prodotti.

Elettronica, tecnologie e innovazione obbligano a disegnare rapidamente prodotti che devono rispettare gli innumerevoli vincoli industriali per mercati con caratteristiche differenti tra loro.

Nuove sfide per il design, che dovrà affrontare nuovi stili di vita e nuovi territori da umanizzare (spazio, pianeti), confini straordinari dove sempre esisterà un fruitore ed il suo bisogno di un prodotto, di un racconto, di una esperienza.

Virginio Briatore

Virginio Briatore, 1955, Piemonte, è un filosofo del design e un osservatore dei linguaggi contemporanei. Su questi temi ha tenuto seminari e workshop in Italia e all’estero, pubblicato 11 libri, oltre 500 articoli, coordinato ricerche e workshop competition per Lavazza, Epson, Samsung, Citroën, Martini&Rossi, JVC, Dainese, Guzzini, Safilo, Panasonic, Whirlpool. Dal 2007 è consulente per il design e l’estetica di Lavazza S.p.A. Dal 2013 è parte del comitato strategico di LAGO S.p.A. Dal 1996 al 2020 ha scritto per INTERNI e nel tempo ha scritto per MODO, D. La Repubblica delle Donne, Casaamica + Io Donna/Corriere della Sera, Surface e Graphis (NY), Design Week (UK), DAMn° (Bruxelles), CasaVogue Brasil.

Per conto della testata MODO ho iniziato a monitorare le scuole di design nei primi anni ’90. All’epoca si parlava quasi solo di design del prodotto, applicato in prevalenza all’arredamento e all’automotive.

Oggi, valutando i progetti pervenuti, noto con soddisfazione che i campi di insegnamento e applicazione abbracciano l’insieme della vita: il corpo, la salute, il nutrimento, il lavoro, il gioco, il viaggio, il riuso e la scelta consapevole della materia, adempiendo così ad uno dei fondamenti dell’esistenza, sia essa individuale e collettiva: prendersi cura di sé, degli altri e del mondo.

Daniela Piscitelli

Professore ordinario di design della comunicazione presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli. Si occupa principalmente di comunicazione per l’emergenza; comunicazione per i beni culturali e i territori; linguaggi e le culture visive del contemporaneo. All’interno del laboratorio Visual Communic-ethic Code si consolidano le ricerche collegate alle scritture della complessità come orizzonti intorno ai quali costruire strumenti per la trascrizione visiva delle informazioni, per l’elaborazione, l’acquisizione, il trasferimento e la gestione dei saperi utili a immaginare modelli alternativi di accesso alla conoscenza. È vice presidente SID, Società Scientifica Italiana del Design e world regional representative per IIID, International Institute for Information Design. Già segretario generale ICOD, International Council of Design nonché vice presidente (2017 – 2022); membro della commissione di studio per l’individuazione di politiche di supporto e sviluppo del design del Mibac e del tavolo tecnico sul design del MIUR; presidente nazionale AIAP, Associazione Italiana design della comunicazione visiva (2009 – 2015).

DESIGN. ISTRUZIONI PER L’USO¹

L’utopia del pensiero moderno, di controllare il mondo nella sua totalità, attraverso categorie predefinite come la standardizzazione, la sincronizzazione, la precisione e la linearità è fallita. Così come è stata sbugiardata la convinzione che le energie del pianeta fossero infinite, infinito lo spazio da occupare, infinito il tempo a disposizione. È stato anche ridimensionato il ruolo dell’uomo sul pianeta dimostrando quanto la sua supposta supremazia sia stata, in realtà, una forma di mitomania distruttiva.

I mondi con i quali ci confrontiamo oggi riconducono la presenza dell’uomo ad una più fallace dimensione, minuscola in un magma che interpola il naturale al digitale e che si svela a noi come struttura densa, ecosistema complesso e connesso fatto di natura, umanità, oggetti, dispositivi, umanoidi, simbionti, dati, atmosfere buzz sottoposte ad un continuo stato di accelerazione: naturale, sociale, tecnologico. Ma sottoposte, anche, a un permanente stato di eccezione attraverso attimi di ininterrotte transizioni che rimettono in gioco significati, visioni, prospettive e processi. La stessa collocazione dell’uomo, in ambienti così prefigurati, non è più centrale rispetto alle dinamiche e alle relazioni, bensì diventa un bit all’interno di un ecosistema più grande.

Uno scenario così definito porta il design a spostare il suo sguardo, e la sua attenzione etica, non più alla sola specie umana bensì ad un multiverso ‘more-than-humans’, sensibile a continue interferenze, scarti d’occhio, ribaltamenti improvvisi. In questo plancton in continuo ribollire il ruolo del design può solo essere quello di innescare riflessioni critiche, destabilizzare relazioni date come degli apriori, superare la dimensione materica degli artefatti per posizionarsi nel liminale del pensiero umanistico e tecnologico all’interno del quale la cultura dell’abitare lascia la sua condizione oggettuale per farsi narrazione di una nuova condizione umana, più che umana.

¹ Il titolo riprende il romanzo di Georges Perec, La vita, istruzioni per l’uso, BUR, 1984